Cosa c’è di meglio di un buon giallo da leggere d’estate. Ancora meglio se si svolge in Italia, anzi in Sicilia, posto di vacanza e a indagare è una donna, non una commissaria, poliziotta, detective con le gonne, ma una filologa che si picca di risolvere un cold case, un caso freddo, di quelli che in passato non sono stati chiusi e l’assassino non ha mai pagato. E che in estate tornano a galla.
A dire il vero anche l’autore ci mette del suo nel confondere le acque. Nino Motta, vero nome Paolo Di Stefano, scrittore e filologo, nato al Sud (Avola) ma cresciuto a Lugano, ha deciso di raccontarsi un po’ sotto le mentite spoglie di Rosa Lentini, filologa siciliana, emigrata a Milano. Massima esperta di Francesco Petrarca, Rosa cerca di risolvere un cold case all’italiana: la morte di Nunziatina Bellofiore, giovane e bella parrucchiera uccisa nel 1956 da chi non si sa. L’unico ricordo certo di tutti è che il caso della parrucchiera doveva essere dimenticato al più presto.
Tornata a Pizzuta (che in verità è una contrada di Siracusa) per le vacanze estive, a casa della madre l’ottantenne Evelina, Rosa è decisa a far riaprire le indagini. Era una bambina al tempo dell’efferato delitto e tutto quello che ricorda è che pure il padre buonanima alla notizia dell’omicidio diede in escandescenze. Come mai?
Tra una granita, una birra gelata e una ceretta, Rosa, partendo dalle sue competenze professionali, inizia a indagare. In fondo chi è un filologo se non un detective della lingua?
Si strizza l’occhio a Montalbano, ma l’autore non ne fa mistero citandolo più volte.
Se siete in Sicilia, leggetelo, vi verrà voglia di andare a vedere cosa c’è dietro quella porta di Via Catania 5, dove Nunziatina pettinava le signore bene che venivano dalla città.
Autore | Nino Motta |
Titolo | La parrucchiera di Pizzuta |
Editore | Bompiani |
Pagine | 212 |
Prezzo | € 16 |