Dorica, Jovelina, Rossilda, vivono nella foresta amazzonica, non sanno leggere, non sanno scrivere ma hanno fatto nascere migliaia di bambini. Sono tre levatrici, una india, una meticcia, una discendente dagli schiavi africani. Sono le sacerdotesse della vita, sanno incanalare l’energia della foresta nei nuovi nati, accogliendoli con le mani, non strappandoli al ventre della madre come fanno negli ospedali dei bianchi. Antonio è così povero che non possiede neanche la morte. Non ha nemmeno i soldi per il funerale del figlio nato morto. La piccola bara verrà usata da altri dopo 3 mesi, la terra che l’accoglie è quella comune. Il funerale di un povero è triste più per la sua vita che per la sua morte. Eva è nera, povera e minorata nel fisico. Ma ha studiato, si è laureata, ha trovato una scuola dove insegnare. Gli altri, i normali, non le hanno mai perdonato il suo grande oltraggio: aver rifiutato di essere una disgraziata. L’hanno umiliata, fermata, insultata: “ogni volta che mi butteranno giù, mi rialzerò con più forza”, racconta. Sono alcuni dei personaggi che l’autrice ha incontrato nei suoi reportage. Sono persone vere, non fiction. Ha ascoltato i loro racconti, si è calata dentro le loro vite che altrimenti sarebbero restate invisibili, per consegnare a noi, così lontani e così impreparati, tutti i Brasili, è il termine che lei usa, che ha incontrato nel suo lavoro. Perché questo non è un paese unico, ma tanti, diversi, nella lingua, nelle tradizioni, nelle religioni. Quanta dignità in queste vite che nessuno vede.
Autore | Eliane Brum |
Titolo | Le vite che nessuno vede |
Editore | Sellerio |
Pagine | 252 |
Prezzo | 16 € |