L’amore è un’esplosione di sentimenti che occupano cuore e cervello senza chiedere il permesso. Nella fase dell’innamoramento non c’è spazio per la razionalità, tanto che si dice che l’amore rende ciechi. Gabriella Cinti, poetessa e grecista, in questo suo romanzo ha femminilizzato il mito del Ciclope della mitologia Greca. Così Marzia, la protagonista del racconto diventa Polifema, a rappresentare il colossale accecamento prodotto dall’amore. La sua storia, che si snoda su un doppio binario temporale e con il vissuto di due età anagrafiche lontane tra di loro, è lo specchio di tante storie femminili.
Marzia si innamora giovanissima di Giorgio, un ragazzo che la contraccambia ma poi la lascerà. A lungo lei si interrogherà su quell’abbandono. Si rincontreranno da adulti, entrambi con alle spalle carriere e nuovi amori, ma la passione che non si era mai spenta torna a divampare e i due vivono una nuova folle stagione d’amore. Polifema è felice, disposta a fare qualunque cosa per lui, ma non vede che Giorgio, pur dichiarandosi innamorato e riuscendo a dimostrarlo in tanti romantici gesti, non sarà mai capace di lasciare la moglie.
Marzia, a ogni ciclico ritorno dell’amato, torna a credere in quell’amore adolescente e non capisce come sia possibile che da adulti il loro amore invece che espandersi come meriterebbe, resti confinato in camere d’albergo, in silenzi e sotterfugi, in saluti frettolosi senza mai poter dividere una notte di sonno e un risveglio abbracciati. E’ accaduto una sola volta, ma il tempo era rubato e lo percepivano entrambi. Il ruolo dell’amante è per sua natura secondario e perdente, se non evolve, eppure tante donne come Marzia si umiliano, si annullano e inseguono per anni una speranza che diventa eterna illusione.
Marzia ci prova a spezzare la catena e ci riesce partorendo il romanzo che, attraversando la loro storia d’amore, diventa il figlio che non hanno mai avuto. La parola scritta diventa così la cura e il racconto la sua nemesi.
Molto interessante la forma stilistica e narrativa scelta dell’autrice che è nota e stimata soprattutto come poetessa e che qui espande le poche sillabe concesse ai versi poetici in una forma narrativa che si può definire lirica. Si avverte anche la passione per il mondo greco che la studiosa conosce molto bene. Così il lettore si ritrova nel corso della narrazione davanti a storie che vengono da lontano, ai miti antichi che non hanno bisogno di essere attualizzati perchè sono lì da secoli, con la loro forza immutata, per farci riflettere, per mostrarci le cose che non vediamo. Come un’archeologa l’Autrice scava a fondo nel mistero dell’amore e nella complessa dinamica dei sentimenti; indaga sull’accecamento che trasforma una donna che a livello culturale e intellettuale è decisamente superiore alla persona che non riesce a smettere di amare, al punto di non vedere neppure uno delle sue macroscopiche mancanze, ma anzi di trovare sempre giustificazioni. Tante donne sono state accecate almeno una volta dall’amore, e anche tra le nuove generazioni spesso manca quella consapevolezza che consente di difendersi dalle insidie dei sentimenti. Polifema insegna che il lutto per la fine di un amore si può elaborare. Che si può tornare a vedere, che le parole curano e che le cicatrici vanno esibite con orgoglio.
Autore | Gabriella Cinti |
Titolo | Polifema |
Editore | Edizioni Progetto Cultura |
Pagine | 212 |
Prezzo | 16€ |
Anno | 2024 |