Glaciale come il mare di Oslo d’inverno. La storia di una famiglia norvegese, due genitori in età e quattro figli. Potrebbe essere quella dell’autrice. Lo è, forse. Tutto in apparenza è nella norma. I rapporti non saranno caldi, ma stanno nei limiti della convivenza civile, tra genitori e figli, tra sorelle e tra sorelle e fratelli e nipoti. Fino a quando i genitori decidono di lasciare in eredità le due case al mare, zeppe di ricordi e di belle giornate passate tutti insieme, a due figlie, Astrid e Åsa. All’altra figlia, Bergljot e al primogenito Bård andrà una cifra irrisoria, lontana persino dal valore di mercato. Una vera ingiustizia. Non motivata, pensiamo all’inizio. Si scatena una guerra senza quartiere fatta di mail notturne tra fratelli, di accuse lanciate al telefono a una madre, incline al suicidio, agguati al vecchio padre, incline all’alcol. Conosciamo le angosce e i pensieri concitati dal racconto di Bergljot che inframmezza la lotta per l’eredità alla sua vita personale, madre di tre figli, moglie di un uomo buono, che non è quello giusto, come spesso accade. Racconta i ricordi di gioventù quando i 4 erano inseparabili nelle case al mare e tutto andava bene, invece non era vero. La scrittura è chiara senza fronzoli, allora perché ci sentiamo tanto a disagio? Molte allusioni, tanti ricatti morali. E una frase che Bergljot ripete fin da subito e poi diventa un mantra velenoso: avevo tagliato i ponti con la mia famiglia. Quindi all’inizio dell’ingiusta divisione dei genitori non gliene importa, si unisce alla lotta giusto per fare squadra con il fratello contro le sorelle. Perché Bergljot ha tagliato i ponti con la sua famiglia? Perché vuole sentire la madre al telefono io incontrare il padre? Tutto in punta, velenosa, di penna. Nello stile della letteratura scandinava, il linguaggio è secco, essenziale, pochi aggettivi, niente compassione. Tranne per la natura, dove neve, sole, nebbia e nuvole la fanno da padrone. I sei personaggi sono al contempo vittime e carnefici. E ciascuno cerca di nascondere le proprie ombre. Potrebbe essere un film di Ingmar Bergman, se mai il regista avesse messo piede in Norvegia.
Autore | Vigdis Hjorth |
Titolo | Eredità |
Editore | Fazi |
Traduzione | Margherita Podestà Heir |
Pagine | 400 |
Prezzo | 18,50 € |