L’ultimo respiro è quello che esalate arrivati all’ultima pagina del thriller in compagnia della detective Erika Foster dopo aver mandato giù tutte le 352 pagine in meno di 24 ore. Perché i gialli di Bryndza, scrittore britannico che vive in Slovacchia, hanno un pregio fondamentale: capitoli corti, ritmo incalzante in modo che si procede guidati e si sa sempre dove ci si trova. Anche in caso di flash back, che comunque l’autore usa poco e se lo fa lo capite subito. Tutto è alla luce del sole, non ci sono trucchi e trucchetti, non ci sarà mai un sospettato con personalità multiple, mai un gemello che appare sulla scena all’ultimo, un uomo mascherato, un deus ex machina, anzi qualche volta si capisce pure chi è il colpevole, ma non si ha la più pallida idea di come si farà prendere. La scena finale del disvelamento è sempre esemplare. Si rimane a bocca aperta e senza fiato, come se le indagini le avessimo condotte in prima persona.
Una garanzia se c’è la compagnia di Erika Foster, immigrata slovacca a Londra, detective mal vista da tutte le sezioni della capitale, solo perché è troppo brava e forse anche perché è donna, un po’ perché è anche straniera. Dopo 25 anni le chiedono ancora da dove viene con quell’accento “esotico”. Di sicuro Erika è una che non le manda a dire, neanche ai superiori, che forca e briga per farsi assegnare i casi, magari non seguendo tutte le regole, sotto quel carattere di carta vetrata ha anche un lato umano. Vedova di un collega morto in un’azione, sta cercando di rifarsi una vita con un altro collega, ma ci va con i piedi di piombo e in più deve tener a bada invidie e colpi bassi.
La trama. Questo è il quarto titolo con Erika Foster, dopo il successo mondiale di La donna di ghiaccio (2017). Erika, dopo l’ultimo scontro con un superiore, è stata promossa in un commissariato di periferia, giusto per levarsela dai piedi. Ma quando il suo compagno (forse di vita) Peterson viene chiamato per il ritrovamento di un cadavere, lo segue e capisce al volo che quel caso deve essere suo. In un cassonetto in un quartiere di Londra uno studente trova il corpo di una ragazza, forse 20 anni, bella, lunghi capelli, con il cranio sfondato e tagli ovunque, alcuni cicatrizzati. La vittima è adagiata sul fianco destro. Perché Erika deve avere quel caso? Perché come un lampo le torna in mentre che 6 mesi prima un’altra ragazza è stata ritrovata nella stessa posizione, con le stesse ferite, dentro un cassonetto in una zona completamente diversa della città. Per avere quel caso Erika chiede persino scusa al suo superiore, che aveva scavalcato in un’altra indagine. Cosa mai successa. E che le costa non poco. Ma i colpi di scena, parecchi, avvengono anche all’interno dei distretti di polizia, sempre quelli dove Erika ha messo piede. L’unico segno che riusciamo a capire anche noi è che il carattere di Erika si sta addolcendo. Almeno un po’.
Autore | Robert Bryndza |
Titolo | Ultimo respiro |
Editore | Newton Compton |
Pagine | 352 |
Prezzo | 9,90 € |